LO SGUARDO

Eccomi, ora ci sono. Forte, coraggioso e non sono Solo. Non più.

In questo punto della ricerca personale, viene chiesto ai partecipanti di guardarsi negli occhi senza temere di essere mal interpretati.

Eseguendo questa richiesta registica, si passa dal timore che si viveva all’inizio del primo step, all’abitudine di farlo senza trovarsi in uno stato di disagio che il fare quotidiano non lo permette: guardare negli occhi una persona, senza sentirsi giudicati, e permettere a se stessi di mostrare il proprio coraggio, attraverso la propria presenza.

IO CI SONO. IO ESISTO, E TE LO DIMOSTRO.

COS'E'

Uno alla volta, soli, seduti su quella sedia che li ha accompagnati fin dal primo istante e posta al centro, ma in fondo alla sala. “L’attore” fino alla partenza della musica, rimarrà seduto guardando verso il basso, come se il corpo rappresentasse un sipario chiuso. Poi, si alzerà in piedi e camminerà arrivando di fronte a tutto il resto del gruppo che è seduto a platea. Un passaggio necessario per il consolidamento dell’abitudine di avere un pubblico.

Il partecipante, tutelato dalla musica, deve sostenere lo sguardo dei compagni che affronterà uno ad uno per un tempo non prestabilito.

E’ in questo passaggio che si crea un senso di libertà e leggerezza, che si evolve in una grande intimità di gruppo, dando il via alle prime reazioni di tutela e richieste di responsabilità reciproca.

Da questa fase, nasce l’esigenza di tutelare i primi risultati del lavoro teatrale, con i primi bisogni di condividere l’elaborato con persone esterne (pubblico o i compagni di percorso).