LO SPECCHIO
Saprò capire e condividere i bisogni degli altri, solo quando sarò in grado di dare a me la giusta dignità nel mio quotidiano.
Questa fase è la più dinamica. Arrivati a questo punto del percorso, avviene un passaggio che permette al gruppo di godere della bellezza dell’armonia coreografico/teatrale.
Un momento che incontra nuove difficoltà, non più esclusivamente personali, ma dedicate anche alla preoccupazione ed al rispetto dell’altro.
Lo specchio funziona solo quando, chi sta di fronte, è in grado di muoversi all’unisono con il partner, entrando necessariamente nelle sue esigenze fisiche ed emozionali.
Qui è necessario mettere in pratica tutti gli elementi conosciuti e vissuti nei passaggi precedenti, che normalmente sono già stati assorbiti dal gruppo, dando vita ad una orchestra di fattori che permetteranno al lavoro di avvenire senza la preoccupazione dell’essere giudicati, perché il giudicare qui non e più una necessità, ma un aiuto per migliorare e mettersi in discussione a vicenda: l’attore allo specchio.
COS'E'
Due sedie al centro (zona di confort), posizionate di fronte a poca distanza l’una dall’altra e due persone sedute su quelle sedie, che si guarderanno per tutta la durata dell’esercizio negli occhi. Il lavoro parte in parallelo ad una musica adeguata e pensata attraverso il clima che si è strutturato a questo punto del percorso. Un compagno conduce, il secondo segue (non ad imitazione): è chi segue che da la velocità e i limiti di movimento e chi conduce dovrà intuirlo. Al comando sonoro stabilito all’inizio (esempio un battito di mani, o un temporaneo abbassamento dell’audio), ci sarà il cambio di ruoli.
Successivamente, Il lavoro può essere fatto in gruppo ma sempre a coppie, dando vita ad una contaminazione armonica e coreografica, ricca di un elevatissimo picco empatico collettivo.
Giunti a questo livello dello step e le esperienze che verranno condivise nei feedback al termine di ogni sessione, si apriranno delle tematiche che consentiranno al lavoro teatrale un risultato utile per una parte della drammaturgia dello spettacolo che, in maniera naturale e ben metabolizzata, narrerà qualcosa di vicino alla vita del gruppo e dei suoi partecipanti.
Nelle varie sessioni di questo step, le coppie si mescoleranno per indagare e conoscere più a fondo il resto dei compagni. Fino ad arrivare alla seconda fase dello specchio: una evoluzione che permetterà alle coppie, di arrivare a comunicare tra di loro attraverso movimenti istintivi nati dall’intesa acquisita dall’esperienza e del tema da affrontare, maturato nel gruppo. In questa fase nascerà anche il contatto, che avverrà oltrepassando la linea dello specchio per permettere alla coppia di unirsi, per necessità comune di un IO PERSONAGGIO che ho riconosciuto attraverso gli occhi del mio compagno allo specchio. Un IO VERO, che si accetta sotto forma di personaggio, ma che non riconosco in me, bensì, nel mio compagno che è simile al MIO IO/PERSONAGGIO.
Perché questo avvenga, la richiesta più importante è quella di comunicare solo attraverso gli occhi, che non dovranno mai essere staccati da quelli del compagno di fronte per tutta la durata dell’esercizio. I movimenti diventeranno il risultato emotivo condiviso col compagno.
Nel caso in cui debbano nascere difficoltà comunicative, può essere affrontata una sessione dove le coppie, tutte insieme (e quindi senza testimoni), affronteranno uno specchio privo di movimenti: musica, seduti (zona di confort), senza parlare ma accettando le reazioni di ogni natura, rimarranno a guardarsi negli occhi per tutta la durata del pezzo musicale, senza agire, ma senza mai abbassare lo sguardo.
Il rinforzo finale del conduttore è di fondamentale importanza per abbattere il muro di timore da parte dei partecipanti in difficoltà.